Che BELLO
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Caterina, non è mai stata bambina. Ha subito violenze fisiche dai genitori fin da quando è nata…

Caterina non è mai stata bambina. Ha subito violenze fisiche dai genitori fin da quando è nata. È arrivata in casa famiglia che aveva 13 anni: l’infanzia non abbiamo potuto restituirgliela, ma la fiducia nella vita sì.
Ora di anni ne ha 15. Continua ad avere un disperato bisogno di affetto e sostegno, cerca sempre conferme da noi. “Ma davvero posso restare qui? Per quanto ancora?”. In casa famiglia ha imparato l’amore e immaginare la propria vita da un’altra parte è difficile.
L’accoglienza in comunità comporta tante spese, a volte è difficile coprirle tutte. Ma nessuno di noi vuole rinunciare a dare un’opportunità a questi ragazzi. Ne hanno diritto.
La casa famiglia deve restare aperta. Lo dobbiamo a Caterina e a tutti i ragazzi e i bambini come lei che vivono qui. Di dolore ne hanno già conosciuto troppo e proteggerli è nostro compito.
Eleonora, Responsabile della casa famiglia.

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La prima volta che Sofia è entrata in casa famiglia abbracciava un pelouche, come per aggrapparsi all’unica certezza che le era rimasta…
Se sei nell’età più fragile e non hai qualcuno che ti vuole bene e si preoccupa per te, come fai a volertene tu?
Lorenzo, educatore
La prima volta che Sofia è entrata in casa famiglia abbracciava un pelouches, come per aggrapparsi all’unica certezza che le era rimasta. Aveva 14 anni e si faceva chiamare “mostro”, come il suo rapper preferito. Si faceva del male da sola e aveva sempre paura: di essere strana, non voluta, diversa da quello che la madre si aspettava.
Sono passati due anni da quel giorno e tante piccole conquiste: in casa famiglia ha fatto un percorso straordinario, imparando a credere in sé stessa e ad amarsi. Ora non si fa più chiamare “mostro”.
Grazie all’aiuto dei nostri donatori ha potuto continuare il percorso scolastico nel campo della ristorazione: l’unica scuola alberghiera vicino alla casa famiglia era privata e da soli non ce l’avremmo fatta a sostenere le spese.
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Gabriel porta sulle spalle un peso troppo pesante per i suoi 10 anni. Non ha mai conosciuto suo padre…

Gabriel porta sulle spalle un peso troppo pesante per i suoi 10 anni. Non ha mai conosciuto suo padre; la madre soffre di problemi psichiatrici e non è in grado di prendersi cura di lui.
È arrivata in Italia in fuga da una famiglia violenta, inseguendo la promessa di un lavoro sicuro. Si è invece ritrovata con l’ennesimo uomo maltrattante, perché la catena della violenza è difficile da spezzare.
Gabriel ha visto tutto, sa di cosa sono capaci le persone. Nonostante questo, è un bambino pieno di sogni e speranze. In comunità li confida agli educatori, li disegna, li racconta nei temi a scuola.
Ama tanto il mare e da grande vuole fare il marinaio, per girare il mondo e portare con sé anche la sua mamma.
Quando un genitore ha delle fragilità personali che gli impediscono di prendersi cura di suo figlio, il bambino cerca in altre figure adulte i riferimenti che non trova nella madre o nel padre. Quella con l’educatore è spesso la prima relazione sana che sperimenta nella vita.
Anna, educatrice







